Daniel Pennac e il verbo leggere

Il Salone del Libro di Torino ha organizzato Venerdì 19 Maggio 2017 un incontro formativo con Daniel Pennac, intervistato da Eros Miari e Fabio Geda. La tematica era relativa alla lettura e alle modalità migliori a cui attenersi per educare, fin dai primi anni scolastici, i giovani a leggere.

Pennac ha esordito descrivendo il suo rapporto con i bambini sia dal punto di vista dello scrittore che da quello dell’insegnante.

Secondo lui non vi è una grande differenza tematica tra i libri destinati ad un pubblico adulto e quelli per un pubblico infantile, le diversità maggiori si riscontrano a livello lessicale e semantico, per permettere che il messaggio arrivi in modo più facilmente comprensibile ai lettori più piccoli. Ne è un esempio il suo testo “L’occhio del lupo“, che affronta tematiche sociali come l’immigrazione e la perdita della propria identità con un linguaggio adatto ad un pubblico di ragazzi.

Pennac ha continuato il suo incontro con una descrizione del verbo leggere, termine spesso abusato e mai compreso fino in fondo.

Il verbo leggere non tollera l’imperativo, così come il verbo amare e sognare; è impensabile imporre a qualcuno l’obbligo di leggere, perché non sarà mai come quando lo si decide autonomamente. Ciò che spinge l’uomo alla lettura è il desiderio, punto in comune con l’amore, e l’abbandono, in comune con il sogno. 

Nel contesto scolastico è proprio questo l’errore: obbligare gli alunni alla lettura e legarla in modo imprescindibile alla valutazione, la rende un’imposizione negativa. Se i bambini leggono o studiano soltanto per paura di ricevere votazioni insufficienti non impareranno davvero. Lo scrittore si è soffermato molto su questo punto: la paura non deve essere il motore per costringere all’apprendimento, perché rischia di essere totalmente controproducente e di causare l’effetto contrario, allontanando gli allievi dalla passione per la letteratura.

Per invogliare le giovani menti a leggere bisogna condividere il desiderio della cultura, non la cultura. Una delle sue tecniche per rendere partecipi i suoi alunni durante le lezioni era quella di leggere a voce alta i brani dei libri che lui stesso amava, come ad esempio Calvino.

Un’immagine emblematica che ci ha regalato durante l’incontro Daniel Pennac è stata quella di suo padre seduto in poltrona, in vestaglia, alla luce della lampada intento a leggere. Durante la descrizione di Pennac, sono riuscita ad immaginare quell’uomo mentre sfogliava le pagine del suo libro, incantato dalle parole, immerso nelle frasi che lo trascinavano lontano dalla sua stanza. Il viso sereno del genitore ha trasmesso a Pennac il desiderio di leggere e la certezza, che condivido, che si possa essere felici con la letteratura. Davvero molto felici.

 


Lascia un commento