L’inizio di ogni cosa, di Luca Ammirati

“L’inizio di ogni cosa” è una piccola luce in questo periodo così grigio. È un libro genuino e autentico che scava lento nei meandri interiori del lettore, costruendosi un varco difficilmente dimenticabile.

Ci si immedesima subito nel protagonista confuso davanti ad un bivio esistenziale.

Tommaso è un giovane insegnante di lettere al liceo che ha paura di affrontare gli scheletri del passato che continuano a riaffiorare, ma si può andare davvero avanti senza affrontarli?

Sembra quasi di vederlo davanti a noi in carne ed ossa a camminare per le strade di Sanremo con un groviglio interiore che gli impedisce di pensare quando si imbatte in una serie di quadri che raffigurano una donna dai lineamenti familiari.

Al lettore sembra di partecipare al suo viaggio, interiore e fisico tra le strade di Bussana Vecchia, tuffandosi nella sua ricerca di sé che, alla fine, appartiene ad ognuno di noi.

“L’inizio di ogni cosa” è tagliente e doloroso, uno di quei romanzi accattivanti da leggere tutto d’un fiato perché non riesci a staccarti dalle pagine, ma che allo stesso tempo va gustato a piccoli sorsi, come un calice di Rossese, per assaporarne il tutto.
Scorri le pagine, in preda alla lettura, e ogni tanto devi fermarti, chiudere il libro e ritrovare te stesso in quei luoghi così familiari e in quelle parole che sembrano descrivere perfettamente le emozioni a cui non sapresti dare un nome.

È un collage di incipit, di tanti meravigliosi inizi che ti entrano sottopelle e ti mettono a nudo davanti ad uno specchio.

“Camminiamo per non so quanto tempo, non so dove né per quanti chilometri. Il mare continua a scrutarci da vicino, raccogliendo i nostri sguardi e li porta via.”

Meravigliosa la cura e l’attenzione della descrizione dei luoghi e dell’ambientazione, sembra di viverli tra le pagine. Sullo sfondo una Liguria bellissima e prepotente, che lascia senza fiato con i suoi tramonti e quel mare che sembra sapere tutto di te. Alcuni passi rimandano ai paesaggi di Biamonti, celebre scrittore dell’entroterra ligure.

“Magari anche noi siamo fatti così. Siamo come questa terra. Da una parte la smania di abbandonarci all’immensità del mare, dall’altra la tensione a rimanere aggrappati alle montagne. Mimetizzati tra i boschi a raccontarci di continuo che, se solo lo volessimo veramente, potremmo spiccare il volo.”


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