“Soffocare” di Chuck Palahniuk

Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.

Victor Mancini, studente di medicina fallito e con una dipendenza dal sesso, ha inventato un metodo ingegnoso e moralmente discutibile per pagare le spese mediche necessarie alla cura dell’anziana madre che, da sempre con problemi psicologici, in vecchiaia soffre anche di Alzheimer.

Il sistema si presenta come una normale cena al ristorante, Victor va ogni giorno in un locale diverso, si siede a tavola spesso con il suo amico Denny e consuma un pasto. All’improvviso un pezzo di cibo sembra andargli di traverso e inizia a tossire. Soffoca.

Qualcuno degli altri commensali inevitabilmente si lancia per salvarlo, gli fa un massaggio cardiaco, lo aiuta a sputare il boccone maledetto. E in quel momento nasce un legame, Victor lo sa bene e gioca proprio su questo punto per ricavarne un profitto.

È comprensibile anche per noi: se salvassimo la vita ad una persona ci sentiremmo persone migliori, persone che hanno fatto una delle cose più importanti che mai si possa fare. Perché il valore di una vita è inestimabile, è l’unica cosa che abbiamo.
I salvatori, con l’autostima elevata, si impegnano quasi sempre anche dopo l’atto per provvedere a Victor economicamente: si informano sulla sua salute, lo chiamano, gli spediscono soldi che lui può versare per sostenere le spese della clinica.
Proprio lì incontra la dottoressa Marshall che vorrebbe trapiantare delle cellule di un feto nel cervello della madre per migliorare il suo stato. Ma se questo succedesse come sarebbe il rapporto tra Victor e la madre? Tornerebbe ad opprimerlo e a trattarlo come un pupazzo?

Un personaggio in piena crisi esistenziale, come quasi tutti quelli usciti dalla penna di Palahniuk, distrutto dalla vita e da un passato destabilizzante, che offre agli altri la possibilità di salvarlo e svoltare la propria concezione di sé.

Sembrava che quel momento dovesse durare per sempre. Che bisognasse rischiare la vita per ottenere affetto. Che bisognasse arrivare a un pelo dalla morte perché qualcuno si decidesse a salvarti.


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