“La figlia femmina” di Anna Giurickovic Dato

La figlia femmina è il romanzo d’esordio di Anna Giurickovic Dato, giovane scrittrice del 1989 nata a Catania e trasferitasi a Roma.

La protagonista del romanzo è Maria, una bambina che trascorre la sua infanzia a Rabat con la madre e il padre Giorgio, ambasciatore italiano in Marocco.

Fin dalle prime pagine scopriamo che la vita della protagonista é stata scossa da una situazione estremamente traumatica: il padre, uomo colto, severo e rispettato da tutti, in realtà é mentalmente disturbato e abusa ripetutamente della propria figlia.

“Poi era intervenuto il padre: -Impara a sentirti sola ogni tanto- le aveva detto.”

La voce narrante del romanzo è quella di Silvia, pacata e sottomessa madre di Maria. Dopo la morte di Giorgio a Rabat, per un apparente suicidio, madre e figlia tornano a Roma decidendo di cancellare il passato.

Tra le due si è instaurato un rapporto difficile e instabile: Silvia è sotto molti aspetti una madre debole ed insicura, che necessita delle attenzioni e delle rassicurazioni di un uomo forte per tenere sotto controllo le sue fragilità.

D’altro canto Maria, ora graziosa tredicenne, è volubile e capricciosa: passa da momenti in cui sembra una bambina docile e gentile a momenti di profonda depressione in cui si rinchiude in camera a buio a crisi d’ira ed esplosioni di rabbia contro la madre.

“Nelle sue risposte brutali, che spesso mi feriscono e mi fanno stare male, riconosco una grande sfiducia nel prossimo.”

Una domenica Silvia invita a pranzo, dopo un anno di conoscenza, il nuovo fidanzato Antonio e Maria si mostra fin da subito molto civettuola. Se inizialmente appare semplicemente gentile e affabile, più la conversazione prosegue, più i suoi atteggiamenti diventano espliciti ed inequivocabilmente provocatori.

Silvia é turbata dal comportamento della ragazzina e delusa da Antonio che sembra inebriato dalla bellezza di Maria e rapito dalle sue movenza.

“In fondo anche ciò che è brutto può sembrarmi bello se è con occhi belli che lo guardo.”

“Mi è così difficile credere che uno stesso evento possa essere divertente o tragico, gioiosi o violento perché così si sente chi lo percepisce. Mi risulta impossibile comprendere come persone che condividono lo stesso tetto e abitano dentro comuni abitudini possano effettivamente vivere e sentire in maniera diversa, talvolta opposta, lo stesso identico attimo di vita.”
La tematica del romanzo é forte e l’argomento è doloroso e delicato; ciò nonostante l’autrice riesce ad esprimersi con chiarezza evitando di cadere nella volgarità. La domanda che rimane al lettore è: Maria è vittima o carnefice? Dopo aver subito le molestie paterne il suo comportamento é cambiato a tal punto da ritrovarsi lei stessa nei panni di aguzzina? O semplicemente vuole vendicarsi della madre che, per non dover accettare una realtà terribile, fingeva di non conoscere la vera natura del marito?


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