‘Il mio romanzo viola profumato’ di Ian McEwan

“La genialità del male” é il primo concetto che mi é venuto in mente dopo la lettura di questo breve racconto di McEwan.
Poche pagine dove la perfida scaltrezza dell’uomo si nasconde dietro ogni riga.

Jocelyn e Parker sono amici da una vita, hanno condiviso ogni cosa e nutrono le stesse ambizioni letterarie. Inizialmente le loro vite procedono di pari passo, poi Parker si sposa e Jocelyn pubblica un libro che gli regala notevole successo.
Le lore vite prendono strade totalmente diverse: Parker diventa un buon padre di famiglia, lavora come insegnante e pubblica ogni tanto qualche libro che non desta particolare scalpore.

Jocelyn invece vive in una villa, é un autore di grande fama e ricchezza e viaggia su macchine da sogno.
Nonostante questo divario sociale i due sembrano mantenere intatta la loro amicizia, gli incontri sono ovviamente meno frequenti a causa dei vari impegni familiari e lavorativi ma sempre piacevoli e fraterni.

Il punto di svolta arriva quando Jocelyn chiede a Parker di controllargli la casa e di occuparsi del gatto durante un periodo di assenza.
Da questo momento Parker diventa il “cattivo” della storia e il male prende forma.

Dico che non avevo piani, ma in realtà sapevo quale sarebbe stata la mia mossa successiva. Mi limitavo a mettere in atto qualcosa che altri avrebbero potuto forsennato solo pensare.

Devo ammettere di essere rimasta stupita dall’abilità di McEwan di descrivere la freddezza della malignità di una serie di azioni tutte atte a distruggere la vita di un amico, apparentemente senza colpe.
Parker si impossessa della vita di Jocelyn senza mai mostrare sensi di colpa o rimorso, progetta un piano strutturato e scrupoloso che sembra impossibile pensare che i due fossero mai stati amici.
È forse questo che ha covato Parker in questi cinquanta anni di sodalizio?
Ha forse nascosto una profonda rivalità e desiderio di vendetta nei confronti dell’amico che stava scalando la vetta del successo?

La genialità di questo libro é il male che si insinua come una serpe strisciando tra le vite di due persone apparentemente normali, e davanti alla bravura di McEwan nel descriverlo ci si può solo inchinare.

La seconda parte del libro contiene un breve saggio sull’io.

Poche pagine intense che analizzano il significato dell’io, in questo momento ancor più delicato dove apparire e mostrarsi dietro uno schermo é più importante dell’essenza della persona.